13.30
Lo spavento bussa alle mie tempie
entra dalla mia bocca
con l’aria che a fatica
come sott’acqua
cerco.
E’ inutile chiudere gli occhi
schegge di sangue, grida e dolore
rimbalzano sulle palpebre
ferendo il mio cervello impotente.
Sprofondo.
Il mio divano mi ha inghiottito
Aspetto che mi risputi fuori
Ma non so se lo voglio veramente
Come in un ventre materno
Il mio bunker familiare.
Quanto manca a Natale?
Quanto dovrò aspettare perché il dolore mi dia una scusa
plausibile por poter piangere?
Ancora più in basso
Non puoi cacciare so non sei lupo
Ed il branco non ti servirà
Perché non hai unghie né artigli
C’è chi uccide meglio di te
I bambini schiacciati contro i muri o sul selciato
Possono volare?
Sono stanco di volermi trasformare
Trovare il coraggio per diventare
Sasso, albero, mare
Por farmi panorama infinito.
Si agitano le foglie
Oro fragile
Nei riflessi del sole.